Batteri contro batteri: una ‘battaglia’ per denti e gengive
Anche i probiotici sono entrati nell’ambito della salute orale.Alcuni studi che hanno indagato l’effetto dell’assunzione di probiotici in relazione allo sviluppo di carie, ha dimostrato per esempio che l’assunzione di latte addizionato con Lactobacillus reuteri riduce la presenza di Streptococcus mutans nel cavo orale diminuendo sensibilmente lo sviluppo di lesioni cariose, specialmente nella fascia di età dai 3 ai 4 anni. La forza dei probiotici risiede nella loro capacità di competere con le specie batteriche dannose per l’occupazione dei siti di adesione, “sostituendosi” in parte a essi e diminuendone in questo modo la presenza; alcuni probiotici, inoltre, producono sostanze antibatteriche come acidi organici, perossido d’idrogeno e batteriocine che riducono in modo diretto la presenza dei patogeni riducendone il numero.
Diversi studi hanno indagato la relazione tra specie batteriche e l’infiammazione del parodonto e sono giunti alla conclusione che i lattobacilli sono in grado di inibire la proliferazione di patogeni legati allo sviluppo della malattia parodontale.: Favorire la colonizzazione del cavo orale da parte di alcuni lattobacilli può portare a un riequilibrio generale della flora batterica in chi soffre di una qualche forma di infiammazione dei tessuti parodontali. Lactobacillus reuteri in particolare, ha dimostrato di poter ridurre l’indice di placca in pazienti con forme di gengivite moderate e severe.. Inoltre, come altri probiotici, Lactobacillus reuteri svolge anche un’azione indiretta: il suo effetto antinfiammatorio sulle cellule della mucosa intestinale porta a una diminuzione dei parametri infiammatori in tutto l’organismo.
In questo ambito eccovi il primo prodotto creato specificamente per contrastare la malattia parodontale contenente Lactobacillus reuteri Prodentis in commercio. Il produttore consiglia di lasciar sciogliere nel cavo orale una compressa al giorno dopo la pulizia dei denti in modo da consentire ai batteri utili di aderire ai tessuti; le premesse sono incoraggianti, ma sono necessari ulteriori studi che indaghino gli effetti a lungo termine dell’assunzione di questo tipo di prodotti.”